Gli stereotipi rappresentano determinate chiavi di lettura su un gruppo di persone accomunate da determinate caratteristiche (per esempio, il colore della pelle, il sesso, l’etnia, l’età ecc). Queste sono prevenute e generalizzate e il rischio è quello di osservare chi ne è soggetto solo attraverso di esse, portandoci inconsapevolmente ad alcuni errori di ragionamento: per esempio, dare talvolta per scontato che una persona con tratti somatici africani non sia una cittadina italiana quando invece è nata e cresciuta nel nostro Paese.
La funzione cognitiva degli stereotipi è quella di fornire un ausilio nel risparmiare tempo e risorse per approfondire determinati aspetti della realtà quando dobbiamo muoverci di fretta all’interno dei nostri ambiti di vita. E’ anche vero che possono avere un determinato impatto su chi ne è bersaglio: come ci si sente quando le altre persone ti valutano attraverso determinati schemi che non tengono conto della tua personalità/individualità?
L’avere stereotipi è normale e naturale poichè spesso derivano dall’educazione e dalla cultura a cui siamo stati esposti dalla nascita e alcuni di essi possono riguardare proprio aspetti inerenti il sesso, il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Questo è comprensibile alla luce del fatto che viviamo in una cultura binaria (nella quale il genere viene classificato esclusivamente solo in termini maschili o femminili) ed eteronormativa (per cui solo l’orientamento eterosessuale viene assunto come unico e ideale), non lasciando spazio ad altre identità che non si riconoscono in essa.
All’interno di questo panorama, tuttavia, potrebbe manifestarsi ancora oggi quel fenomeno denominato “Omotransnegatività” ossia quell’insieme di stereotipi e pregiudizi o rappresentazioni culturali negative nei confronti della comunità LGBTQ+ ossia Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Queer (il simbolo “+” indica invece l’inclusione di tutti gli orientamenti sessuali e identità di genere che non fanno parte delle lettere dell’acronimo). Gli atteggiamenti a carattere omotransnegativo agiscono su più livelli: da azioni legislative che negano i diritti fondamentali a queste persone fino ad arrivare a comportamenti discriminatori rivolti ad esse.
Ancora oggi, appartenere a una minoranza affettiva e sessuale può avere degli effetti sul benessere psicofisico delle persone LGBTQ+. Questo perché, l’essere o il sentirsi vittima di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni può causare sofferenza minacciando la libertà d’espressione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere.
Considerando dunque la complessità della nostra mente e le variabili socio-culturali precedentemente affrontate risulta prioritario promuovere una consapevolezza sul tema. Abbiamo infatti la possibilità di interrompere questo meccanismo, facendo luce su stereotipi e pregiudizi che abbiamo sviluppato nel corso della nostra vita, esercitandoci ad a leggerli attraverso l’ascolto di se stessi e degli altri.
Nasce dunque Rainbow Academy, uno spazio libero dal giudizio, rivolto a tutti e finalizzato ad approfondire l’identità di genere e l’ orientamento sessuale.
Gli incontri – tre in totale – si caratterizzano per la presenza di attività interattive e dinamiche di gioco, attraverso le quali i partecipanti avranno la possibilità di arricchire e di sperimentare le proprie conoscenze sul tema, attraverso le informazioni scientifiche più recenti.
A Cura del Dott. Filippo Gazzaniga e della Dott.ssa Carol Giannotti
Bibliografia
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Cavina C., Gambin Cavina S., Ciriello (2018) Incontrare le persone LGB. Strumenti concettuali e interventi in ambito clinico, educativo e legale. Ed. Franco Angeli.
Graglia M. (2012). Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento. Ed. Carocci Faber
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