Sport e adolescenza

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Sport e adolescenza

Lo sport e l’adolescente: crescita, prevenzione ed intervento osteopatico

Spesso sentiamo dire che i ragazzi hanno iniziato a fare sport per “allargare i polmoni”, per non stare tutto il giorno davanti al computer o alla TV o per problemi di sovrappeso. Lo sport, per fortuna, è qualcosa di più: se si ha la fortuna di trovare uno staff preparato e motivato, insegna a perdere e a vincere, a riconoscere i propri valori e quelli degli altri, ad accettare i propri limiti, a confrontarsi, a rendersi conto, anche negli sport individuali, che si vince e si perde tutti insieme. Si impara il rispetto per i propri compagni e per gli avversari, si capisce cosa voglia dire sacrificarsi e impegnarsi per qualcosa, ci si educa ad uno stile di vita sano.

Questi sono valori universali che, chi è stato atleta, si porta dietro per tutta la vita. Con questo senso del rispetto e di lealtà verso se stesso e verso gli altri, la persona affronterà gli studi, il lavoro, le relazioni interpersonali, insomma la vita. Lo sport aiuta a diventare, prima di tutto, adulti sani sia nella testa che nel corpo.

Personalmente ritengo che oggigiorno, in generale, una pratica sportiva sia necessaria fin dalla tenera età. Sempre più spesso vediamo bambini in sovrappeso, scoordinati, impacciati nei movimenti. Se si chiede loro cosa fanno durante il giorno ci si rende conto che manca la palestra più importante: il giardino. Fino a pochi anni fa tutti i bambini, tutti i giorni, correvano sotto casa, si arrampicavano sugli alberi o sui muretti, giocavano a calcio, a nascondino, andavano in bicicletta ed altro ancora. E non per un’ora ma quasi tutto il pomeriggio.

Oggi questo manca e si vede. Poco tempo fa una mamma mi raccontava che il figlio non voleva andare in gita scolastica in un parco naturale poiché l’escursione prevedeva l’utilizzo della bicicletta ed il figlio, a 13 anni, non ci sapeva andare. Aveva paura di essere preso in giro. All’appuntamento successivo, incuriosito, chiesi alla madre come era andata la gita del figlio. Mi rispose che era partito impaurito ma che, una volta arrivati, era andato tutto bene: 13 ragazzi su 27 non sapevano andare in bicicletta! Ma la cosa che mi colpì maggiormente fu che le guide del parco erano perfettamente organizzate: avevano un ampio garage con più di cinquanta biciclette per ragazzi con le rotelle!

Certe capacità coordinative, o meglio propriocettive, si imparano solo in specifiche fasce di età. Ecco perché, mancando le palestre dei giardini, è fondamentale che venga praticato uno sport fin dall’infanzia. Anzi, possibilmente, farne anche più di uno contemporaneamente.

Il concetto di “mens sana in corpore sano” non è solo uno slogan ma una realtà ampiamente documentata da varie ricerche scientifiche. Chi fa sport ha maggior capacità di concentrazione, di apprendimento, si ammala di meno, ha uno sviluppo motorio migliore, è più tranquillo e sereno, è più intelligente. Insomma ha benefici a livello psicologico, neurologico, immunitario, endocrinologico, muscolo-scheletrico, cardio-circolatorio.

Ma cosa dicono gli esperti riguardo la pratica dello sport agonistico? In passato, ma ancora oggi, se ne parla molto. Ci sono studiosi e specialisti che suggeriscono solo alcuni sport, altri che li consigliano tutti, altri ancora che non ne approvano alcuno. Nella pratica di uno sport, poi, si consigliano alcune specialità a discapito di altre senza che vi sia unanimità di vedute.

Ciò è dovuto al fatto che ci sono molteplici aspetti da prendere in considerazione. Chi pratica sport dalla più tenera età, una volta raggiunta l’adolescenza, si trova davanti ad un bivio: smettere l’attività o praticarla con un impegno importante, anche tutti i giorni due volte al giorno.
I carichi di lavoro diventano sempre maggiori e, all’attività specifica sportiva, si aggiunge la palestra. Contemporaneamente la scuola richiede sempre più impegno ed ore di studio, nasce l’esigenza di confrontarsi con l’altro sesso e di frequentare liberamente i propri coetanei.
Spesso ci viene chiesto quali sport possono fare male alla schiena, causare la scoliosi o altri dismorfismi. In realtà la bibliografia ci dice tutto ed il contrario di tutto. Facciamo un esempio: fino a qualche anno fa si diceva che il tennis procurava la scoliosi ed il nuoto invece la faceva passare. Ora si dice l’esatto contrario!

Personalmente penso che lo sport non faccia venire né passare la scoliosi, anche se può favorirne lo sviluppo. La prima causa di dismorfismo è la natura: c’è chi nasce geneticamente predisposto alla scoliosi, ad una dismetria di arti, etc… Un ruolo importante però lo gioca anche la preparazione atletica e l’allenamento. Se si fanno fare carichi di lavoro eccessivi o sbagliati in base all’età dell’atleta ci saranno peggioramenti dello sviluppo muscolo-scheletrico. Pensate alle ginnaste dell’est Europa che a 14 anni vincono le olimpiadi: già a 18/20 anni hanno grossi problemi fisici.

L’osteopatia può fare molto in ambito sportivo. Sempre più spesso nello staff medico delle squadre professionistiche e nazionali ci sono osteopati. Intendiamoci: l’osteopatia non fa migliorare le prestazioni; lo fa l’allenamento. Chi dice il contrario vende fumo. E’ ovvio che se attraverso l’osteopatia si prevengono gli infortuni, l’atleta si può allenare con più continuità e quindi migliorare. In ambito sportivo l’osteopatia lavora in due settori: quello preventivo e quello legato agli infortuni.

  • Ambito infortunistico: l’osteopatia accelera il recupero dell’atleta in modo determinante. In alcuni casi è di primaria importanza (problematiche muscolo-tendinee e legamentose, asma, cefalea, dolori mestruali etc…), in altre è secondaria all’intervento del chirurgo e del fisioterapista (ad esempio rottura di un menisco o del legamento crociato anteriore del ginocchio).
  • Ambito preventivo: bisogna prendere in considerazione il livello dell’atleta e l’età. Nell’adolescenza possono essere fatti 2 controlli posturali l’anno e, in collaborazione con lo staff della squadra, impostare piani di lavoro specifici per mantenere libere le catene muscolari retratte. Solo nel periodo precedente le gare si possono fare sedute di liberazione muscolo-scheletrica e fasciale per favorire la liberazione dei movimenti articolari.

Su atleti più evoluti o di sicuro avvenire si possono fare moltissime cose ma in stretto rapporto con l’allenatore ed il preparatore atletico. Il controllo posturale prenderà in considerazione l’aspetto occlusale, visivo e podalico, per la correzione degli squilibri presenti. Lo studio dettagliato delle catene muscolari permetterà di trovare le restrizioni mio-fasciali che possono favorire la comparsa di infortuni. A questo punto, in accordo con il preparatore atletico, ci sarà un’impostazione di esercizi posturali specifici da effettuare giornalmente.

Nella fase di carico di lavoro le sedute osteopatiche saranno mirate agli organi che hanno un surplus di lavoro come il fegato ed i reni (per il recupero di acido lattico etc…) ed al sostegno del sistema immunitario che va in deficit. In fase di avvicinamento alle gare o alle partite più importanti ci sarà un lavoro principalmente fasciale mentre in quella poco precedente la gara il lavoro sarà principalmente indirizzato all’aspetto muscolo-scheletrico. Nel post-gara, poi, saranno fatti trattamenti specifici per il recupero.

Chi dovrebbe far seguire in modo così approfondito i propri atleti è la società sportiva. Purtroppo questo accade molto raramente nel territorio fiorentino e solo alcuni genitori capiscono l’importanza di non sottovalutare l’aspetto fisico del proprio figlio che, prima o poi, smetterà l’attività agonistica e, se ci sono problematiche, quelle si struttureranno in modo definitivo causando problemi non all’atleta ma alla persona.

Nicola Barsotti D.O.