La lombalgia cronica non è altro che il mal di schiena cronico, presente tutti i giorni. La chiamiamo “aspecifica” non si trova né si capisce quale sia la causa. Il motivo? Perché la percezione del dolore è un fenomeno complesso che negli anni è stato spiegato cercando alterazioni della struttura anatomica (artrosi, discopatie, etc.). E chi non le aveva? Veniva bollato come pazzo (vedi i fibromialgici)!
Abbiamo infatti una grandissima quantità di studi che, negli ultimi 30 anni, confutano le supposte cause anatomiche per il mal di schiena: diversa lunghezza delle gambe, cattiva postura, debolezza muscolare da recuperare con esercizi per la core stability, curva lombare eccessiva o nulla, appoggio dei piedi alterato, etc.
Contemporaneamente abbiamo studi che ci dicono che esistono alterazioni strutturali come ernie lombari, degenerazioni discali, etc., anche in persone in perfetta salute. Ma non finisce qui: anche la correzione chirurgica di queste alterazioni non incide minimamente (se non in maniera lieve) sul mal di schiena… E allora che facciamo? Buttaiamo via l’anatomia? Ma certo che no!
Se queste alterazioni strutturali sono trovano in persone sane, è pur vero che sono maggiormente presenti in chi ha il mal di schiena. Inoltre, avere una buona postura lombare è importante, solo che bisogna staccarsi dalla posturologia e dall’ergonomia classiche! Facciamo alcuni semplici esempi: sedere a lungo fa male semplicemente perché i muscoli lombari si riposano troppo (vale il classico principio “O lo usi o lo perdi”) e diventano quindi più vulnerabili ad eventuali sforzi; stare a lungo in una stessa posizione, indipendente da quale sia, fa male perché impone uno stress tensivo continuato che genera dolore ed infiammazione (basta fare attenzione alla sensazione di scomodità!).
Il corpo sta bene se si muove liberamente e riceve stimoli diversi, in particolare nuovi e piacevoli. L’anatomia è quindi un tassello di un puzzle molto più complesso: il dolore alla schiena non è dovuto solo al danno tissutale, che può anche non esserci, ma da quanto accade nell’intero organismo e nella vita di una persona.
L’organismo infatti punta a sopravvivere e, per farlo, preferisce in certi casi creare dolore (con annesse contrazioni muscolari, infiammazioni, etc.) così da metterci al corrente della presenza di particolari pericoli. È dunque importante capire che il dolore indica più un pericolo che non un danno tissutale.