Come si cura la “lombalgia cronica”?

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Come si cura la lombalgia cronica

Per prima cosa va detto che le evidenze scientifiche ci dicono che l’uso di tecniche di imaging (ad esempio le radiografie) non solo sono sconsigliate ma sono addirittura controproducenti in molti casi: dato che il dolore è una risposta al pericolo, vedere nei referti strutture descritte come anomalie, malformazioni, etc. e con nomi “spaventosi” aumenta la cattiva percezione della propria schiena, il dolore e la disabilità nel tempo! Allo stesso modo, un professionista, in special modo manuale, che parla al paziente in termini di sola meccanica favorisce una persistenza del dolore e della disabilità rispetto a chi educa il paziente nella maniera a lui più adatta.

Le giuste strategie per prevenire e curare la lombalgia cronica sono il mantenersi attivi e l’esercizio fisico, da un lato, e l’educazione al dolore e gli approcci psicologici dall’altro.

Per quanto riguarda l’esercizio fisico, non sembra esserci un tipo di esercizio migliore di un altro: piuttosto sembra importante coordinare un’attività secondo le preferenze della persona, un’attività che quindi possa avere per uno scopo per chi soffre di mal di schiena.

La seconda linea di trattamento è invece costituita dalle terapie “complementari” o “integrate” quali tecniche manuali, massaggio, agopuntura, yoga e meditazione che hanno un effetto antinfiammatorio. Queste devono essere scelte in sostituzione della terapia farmacologica, che non deve più essere una prima scelta, di terapie passive fisiche o elettriche (es.: ultrasuoni, trazioni, stimolazione elettrica) in quanto inefficaci e persino della terapia chirurgica, che ha un ruolo veramente limitato, sempre che ce l’abbia.

Le terapie integrate possono quindi dare un forte contributo se coinvolgono la persona, poiché favoriscono un cambiamento della percezione corporea e del Sé e agiscono, pensate un po’, sul sistema nervoso sfruttando la neuro-plasticità e l’effetto placebo, inteso quale rituale attraverso cui un terapeuta crea una vera relazione empatica e di supporto con il paziente (non a caso è ormai dimostrato che il placebo è una vera e propria forma di terapia!).